Ifigenia in Aulide, Vienna, van Ghelen, 1718

 ATTO SECONDO
 
 Passeggio di verdura nel giardino reale.
 
 SCENA PRIMA
 
 IFIGENIA ed ELISENA
 
 IFIGENIA
 Difendermi non posso
 da un segreto timor.
 ELISENA
                                        Di che ti turbi?
 IFIGENIA
 Ne la bella Elisena
 temo un trofeo di Achille.
 ELISENA
480Beltà, se pur ne ho in volto,
 non ha con che allettar, quando è infelice.
 IFIGENIA
 Come fior per rugiada,
 crescon anche per pianto e grazie e vezzi.
 ELISENA
 Ardon oggi per te le sacre tede.
485Per te il talamo e l’ara
 si coronan di rose; e andrai di Achille
 oggi sposa...
 IFIGENIA
                         E pur temo.
 ELISENA
 Che?
 IFIGENIA
             Me lontana, Achille
 è sollecito amante; e me vicina,
490è non curante sposo.
 Che fa? Qual grande impresa or sì l’ingombra?
 Sì pigro è l’amor suo?
 ELISENA
                                           Forse infedele...
 IFIGENIA
 No, da macchia sì vile
 lo assolve la sua gloria; ed io lo sgrido
495di trascurato, sì, non mai d’infido.
 
 SCENA II
 
 CLITENNESTRA e le sudette
 
 CLITENNESTRA
 La tua gloria e la mia chiedono, o figlia,
 che fuor d’Aulide tosto
 moviamo il passo e ritorniamo ad Argo.
 IFIGENIA
 Per qual cagion?
 CLITENNESTRA
                                 Siamo tradite entrambe;
500e Achille è ’l traditor. Più non si affretta
 il perfido al tuo nodo.
 Troia pria vada in ceneri e in faville
 e poscia Ifigenia sarà di Achille.
 ELISENA
 Che ascolto!
 CLITENNESTRA
                         Al grave oltraggio
505arrossir veggo e impallidir tue guance.
 Armati di virtù. Sinora amasti
 in Achille l’eroe. Fuggi ora in esso
 degli uomini il più vile, il più incostante.
 ELISENA
 Il più spergiuro ed il più ingrato amante.
 IFIGENIA
510Ah! Tu Elisena ancor?
 CLITENNESTRA
                                           N’ode Elisena?
 Ecco la nuova fiamma, ond’arde l’empio.
 I vezzi di costei n’han tolto Achille.
 IFIGENIA
 (Ben poc’anzi il temea l’alma oltraggiata).
 ELISENA
 (Achille ama Elisena ? O me beata!)
 IFIGENIA
515Ma, se di tal perfidia
 conscio era il padre, a che chiamarmi al campo?
 CLITENNESTRA
 Tardi ei seppe l’offesa e d’Argo alora
 n’avea tratte il suo cenno.
 IFIGENIA
 Tosto a che non spedir fido messaggio
520con l’avviso del torto?
 CLITENNESTRA
 Altro messo, altro foglio era spedito;
 ma fortuna si oppose.
 IFIGENIA
 E certa è la sciagura?
 CLITENNESTRA
 Arcade, a la cui fede
525il re commesso avea l’infausto avviso,
 tutto mi espose.
 IFIGENIA
                                O scellerato Achille!
 CLITENNESTRA
 Tempo fia di lagnarci. Or la partenza
 sollecita esser dee. La impone il padre.
 Arcade ne fia guida.
530Io corro ad affrettarla; e tu, mia figlia,
 gli affetti tuoi con la ragion consiglia.
 
    Amasti in quel cor perfido
 la fede e la virtù;
 ma amar non devi più
535quel cor che con viltà
 mancò di fede.
 
    Ha troppo di baldanza
 chi reo d’infedeltà
 con pena e con costanza
540amar si vede.
 
 SCENA III
 
 IFIGENIA ed ELISENA
 
 IFIGENIA
 D’Argo farmi venir l’ingrato Achille,
 per tradirmi così? Poco era a l’empio
 l’infedeltà, se non vi unia lo scherno?
 Ed io sì dileggiata
545tornerò ad Argo? Iniquo,
 va’, conta fra’ tuoi fasti
 d’Ifigenia tradita
 l’amor deluso e le bugiarde nozze.
 O dio! Qui piango; e la rival trionfa.
 ELISENA
550(Se le asconda il mio amor). Vergine eccelsa,
 vede il ciel se ho pietà di tua sciagura.
 IFIGENIA
 Ben misera son io
 che sin ne la rival desto pietade,
 quando invidia dovrei.
 ELISENA
555Rival mi temi ? Amar chi a ferro e fuoco?...
 IFIGENIA
 Sì, tu l’ami, o superba.
 Tra l’ire, tra le morti e tra gl’incendi
 e di Lesbo e de’ tuoi, ti piacque Achille;
 e fra i pianti e fra i ceppi
560a quel perfido cor piacque Elisena;
 e sin d’alora, iniqui,
 meditaste il mio scorno e la mia pena.
 ELISENA
 Tropp’oltre, Ifigenia, ti porta il duolo;
 ma convien degli amanti
565i deliri scusar. Schiava qual sono
 al par di te nacqui al comando e al regno
 e forse ho un cor che più del tuo n’è degno.
 IFIGENIA
 Fra i titoli che ostenti, addita il padre.
 ELISENA
 Prole di Atride esser non lice a tutti.
 IFIGENIA
570Qui regna il mio. Vendicherà i miei torti.
 ELISENA
 Una spoglia di Achille altri non teme.
 IFIGENIA
 Mal fidi a un traditor la tua speranza.
 ELISENA
 Con altri piangerò, s’io fia tradita.
 IFIGENIA
 L’altera donna a le mie pene insulta;
575ma non andrò di sì gran torto inulta.
 
 SCENA IV
 
 ACHILLE e le sudette
 
 ACHILLE
 Ed è ver, principessa? E non m’inganno?
 Né fu bugiardo il grido!
 Fuor d’ogni mia speranza
 tu in Aulide? Poc’anzi
580perché a’ miei voti il tuo gran padre il tacque?
 Perché il negò?
 IFIGENIA
                               De l’agitato core
 frena il tumulto. In breve
 d’Aulide partirò; né Ifigenia
 turberà le tue gioie.
 ACHILLE
                                       E quale, o dio!...
 IFIGENIA
585Hai di che restar lieto. Achille, addio.
 
    Addio, infido, addio per sempre.
 Vorrei torti col mio aspetto
 la memoria ancor di me.
 
    (Ah! Perdessi col tuo affetto
590la memoria anch’io di te).
 
 SCENA V
 
 ACHILLE ed ELISENA
 
 ACHILLE
 Fu Ifigenia?... Fu Achille?...
 Che partì? Che rimase?...
 
    «Addio, infido, addio per sempre».
 L’alma fida in che peccò?
595Veglio? Sogno? O dio! Nol so.
 
 ELISENA
 (Tanto s’agita il prence e più non l’ama?)
 ACHILLE
 Intendo. Entro quel cor freddi sospetti
 sparse lingua bugiarda; e tu, Elisena,
 tu quella fosti...
 ELISENA
                               Io, prence?
 ACHILLE
600O per vendetta de’ sofferti mali
 o per invidia de’ mal nati amori.
 ELISENA
 Qual odio mi rinfacci? O qual fiacchezza?
 ACHILLE
 Se furor ti ha sospinta,
 troppo fosti inumana.
605Ma, se amor ti ha sedotta,
 odi qual ti promette e qual ti giura
 dovuta ricompensa Achille irato.
 Ti fuggirò qual angue;
 ti abborrirò qual mostro;
610e te, qual serva abbietta,
 farò, recisa il crin, sordida i panni,
 trar ne’ più vili uffici
 abbominevol vita e dì infelici.
 
    Passerò con chi svenò
615il più dolce de’ miei voti
 ogni meta nel furor.
 
    E per te sarò egualmente
 implacabile in vendetta,
 miserabile in amor.
 
 SCENA VI
 
 ELISENA e poi TEUCRO
 
 ELISENA
620Rapitemi a me stessa, o furie, o pene.
 Lasciarmi il giorno è la miseria estrema.
 Morirò, sì; ma prima, alme superbe,
 feroce, inesorabile, tremenda,
 del vostro letto agiterò le faci,
625onde torbida luce a voi ne scenda.
 TEUCRO
 Mia principessa...
 ELISENA
                                    Teucro,
 eccomi tua, se m’ami. Ecco la destra.
 TEUCRO
 Cangi sì tosto affetti?
 ELISENA
 Ad Achille mi tolse ira e dispetto;
630ed a Teucro mi dona amore e fede.
 TEUCRO
 Cara destra, in te bacio un sì bel dono.
 ELISENA
 Ora vedrò se il donator ti è caro.
 TEUCRO
 Che far degg’io per meritarti?
 ELISENA
                                                         Il nodo
 sciorre d’Ifigenia col fiero Achille.
 TEUCRO
635Difficile cimento a la mia fede.
 ELISENA
 Tutto può chi ben ama e tutto ardisce.
 TEUCRO
 Il tempio e l’ara a l’imeneo si appresta.
 ELISENA
 Anche in porto talor naufraga il pino.
 Credilo, sì vicino
640non è Achille a goder. V’è qualche arcano
 che ancor non ben intendo.
 Agamennone è afflitto, Achille in pena.
 Delusa è Ifigenia. Medita ad Argo
 Clitennestra il ritorno.
645Tu, che del saggio Ulisse hai l’amistade,
 cerca scoprirne in sì folt’ombre il vero.
 Udisti? Io non dispero,
 se hai fede, se valore e se ardimento,
 veder me vendicata e te contento.
 
650   Non vo’, se deggio piangere,
 sola piangere e invendicata.
 
    Tu consola e tu difendi
 il mio sdegno ed il tuo amore;
 mostra fede; e poi m’attendi
655non spergiura e non ingrata.
 
 SCENA VII
 
 TEUCRO
 
 TEUCRO
 Ira in femmina amante
 è qual spurio vapor che avvampa e sfuma.
 Sciolto a gran pena il nodo, in Elisena
 risorgeran più forti
660le speranze e le fiamme; e Teucro alora
 altro non ne otterrà frutto e vantaggio
 che lo sprezzo di lei, l’odio di Achille.
 Pur si serva con fede,
 quanto l’onor, quanto il dover richiede.
 
665   Tutto fa nocchiero esperto
 ne l’incerto ondoso regno,
 onde il frale errante legno
 scorra il mare e afferri il porto.
 
    Ma che può, se avversa stella
670o furor di ria procella
 fa ch’ei rompa a duro scoglio
 e da l’onde ei resti assorto?
 
 SCENA VIII
 
 AGAMENNONE e ULISSE
 
 ULISSE
 Nei mali irreparabili l’indugio
 anch’esso è mal. Tu generoso or dona
675ciò che devi costretto.
 Tale in grave tempesta
 getta le ricche merci il buon nocchiero;
 e più spedito e lieve
 scorre su l’onde il combattuto legno.
 AGAMENNONE
680Del crudel sacrificio
 pronti i ministri son? L’altare? Il rogo?
 ULISSE
 La vittima sol manca.
 AGAMENNONE
 Verrà tosto, verrà.
 ULISSE
                                    D’atto sì grande
 sta ignaro il campo.
 AGAMENNONE
                                       E stiasi ancora; e tardo
685a Clitennestra, o dio! ne giunga il grido.
 ULISSE
 Vedi che a te ne vien la regal donna.
 Tu con arte procura allontanarla
 dal fianco de la figlia;
 e, se l’arte non giova, usa il comando
690che se l’uom non avesse
 sovra la moglie impero signorile,
 saria troppo infelice e troppo vile.
 
    È debolezza
 temer cotanto
695le grida e ’l pianto
 di molle femmina
 che nel dolore
 ragion non ha.
 
    La tua fermezza
700le faccia core;
 e dal tuo intrepido
 ciglio sereno,
 se non fortezza,
 rispetto almeno
705apprenderà.
 
 SCENA IX
 
 CLITENNESTRA e AGAMENNONE
 
 CLITENNESTRA
 Onta e dolor me con la figlia ad Argo
 già richiamava. In su l’uscir del campo
 rattenne i nostri passi il fido Achille.
 Ei, pria che cada il giorno,
710vuol le nozze promesse. Arde di sdegno
 e cerca l’impostor per dargli pena
 pari a l’offesa. Or tu consenti al nodo...
 AGAMENNONE
 L’approvo, o Clitennestra; e quanto posso
 vi applaudo e ne son lieto.
 CLITENNESTRA
715La tua fede già data
 e la matura età d’Ifigenia
 la chiama ad altro letto.
 AGAMENNONE
                                             E ad altro cielo.
 CLITENNESTRA
 O con qual gioia a l’ara
 io l’ostie elette spargerò di fiori;
720e accenderò le faci coniugali.
 AGAMENNONE
 No. Questa volta io chiedo
 ossequio, più che amor.
 CLITENNESTRA
                                              Regina e madre,
 me allontani dal tempio?
 AGAMENNONE
 Tu gli altri figli a regger torna in Argo;
725qui de le nozze avrà la cura il padre.
 CLITENNESTRA
 Perché sì fiera legge?
 AGAMENNONE
 Al tuo grado real mal si conviene
 star fra’ soldati.
 CLITENNESTRA
                                E mal conviene al mio
 tenero affetto abbandonar la figlia.
 AGAMENNONE
730Compiacermi ricusi, alor che prego?
 CLITENNESTRA
 Quando prego fu mai più strano e iniquo?
 AGAMENNONE
 Forte ragione a ciò voler mi astringe.
 CLITENNESTRA
 A te il peso de l’armi, a te del regno
 tocca la grave cura,
735a me quella de’ figli e de la casa.
 AGAMENNONE
 Ostinata ti abusi
 di mia bontà; ma sappi
 che, quando onesta cosa
 un marito ed un re voglia e dimandi,
740anche i preghi di lui sono comandi.
 
    Ubbidisci; e non cercar
 la ragion del mio voler.
 
    Col soffrir ne l’ ubbidir,
 avrà merto il tuo dover.
 
 SCENA X
 
 CLITENNESTRA
 
 CLITENNESTRA
745Povero sesso! Schiavo
 per tirannica legge
 a l’uom, perché di forza,
 non perché di ragione egli ci avanza.
 
 SCENA XI
 
 IFIGENIA e CLITENNESTRA
 
 IFIGENIA
 Al mio pudico amor perdona, o madre;
750tacer non sa l’alta mia gioia. Achille,
 che pria per tuo comando
 e poi per mio destino ad amar presi,
 dopo un fiero timor trovo fedele.
 CLITENNESTRA
 Oggi a lui ti unirà sacro imeneo.
 IFIGENIA
755Sparge sol di amarezza i miei contenti
 il saper che quel laccio,
 che mi unisce a lo sposo, a te mi toglie.
 CLITENNESTRA
 Eh! Ben presto ripara
 le perdite di figlia amor di moglie.
 
 SCENA XII
 
 ACHILLE e le suddette
 
 ACHILLE
760Tutto mi arride. Il re tuo padre è certo
 di mia innocenza. Ogni ragion, ch’io volli
 recarne a mia difesa,
 egli troncò con amoroso amplesso.
 Mosse indi il passo frettoloso al tempio
765ed io col lieto annuncio a voi ne venni.
 CLITENNESTRA
 I sensi di quel core amor ti dica.
 ACHILLE
 Né questo solo è ’l mio piacer. Calcante,
 se pur degno è di fede, oggi ci giura
 gli dei propizi e l’aure amiche e l’onde.
770Il mio destin solo da te dipende;
 e sola al tempio Ifigenia si attende.
 
 SCENA XIII
 
 ARCADE e li suddetti
 
 ARCADE
 Sola si attende e a te recar mi è imposto
 il paterno comando;
 ma tu, signor, cui tanto
775di forza e di valor diedero i numi,
 se pietade, se amor ti alberga in seno,
 de l’ingannata Ifigenia previeni
 la dura iniqua sorte
 né far che vada un’innocente a morte.
 ACHILLE
780A morte Ifigenia?
 CLITENNESTRA
                                    Cieli!
 IFIGENIA
                                                 Che ascolto?
 ARCADE
 Tema fosse o rispetto,
 tacqui finor. Ma già le fiamme, il ferro,
 le bende, l’ara... Ah! Quando
 abbia ancora a cader sovra il mio capo
785la più barbara pena,
 pietà dal sen mi strappa
 il mal taciuto arcano e vuol ch’io parli.
 CLITENNESTRA
 Pria de la figlia hai già la madre uccisa.
 Arcade, o dio! su, parla.
 ARCADE
790Tu sei sposo, tu madre.
 Se Ifigenia vi è cara,
 toglietela al furor d’iniquo padre.
 Ei la chiede a l’altar per farne al nume
 sanguinoso olocausto.
 ACHILLE
795Il re?
 IFIGENIA
              Mio padre?
 CLITENNESTRA
                                      Ucciderà la figlia?
 ARCADE
 L’ucciderà, se la guidate al tempio.
 IFIGENIA
 Misera! In che peccai?
 ACHILLE
 Qual furor sì l’accieca?
 CLITENNESTRA
                                            E donde è tratto
 ne le sue carni a insanguinar sé stesso?
 ARCADE
800Dal mendace Calcante. Egli, cui giova
 far che parlino i numi a suo talento,
 l’oracolo ha formato. Afferma e giura
 che, quando non si uccida Ifigenia,
 né mai Troia cadrà né mai da queste
805fatali infauste rive
 sciorran le navi argive.
 IFIGENIA
 Son queste le mie nozze?
 CLITENNESTRA
 L’empio con tal pretesto
 chiamarmi d’Argo?
 ACHILLE
                                       Ei far ch’io stesso a morte
810guidi la cara sposa?
 CLITENNESTRA
 O frode iniqua! O barbaro consorte!
 ARCADE
 
    Se il tuo amor, (A Clitennestra) se il tuo valor (Ad Achille)
 non fa scudo a l’innocente,
 di una madre è vano il pianto.
 
815   E se soffri il grave oltraggio,
 tu di eroe, tu di possente
 più non hai la gloria e ’l vanto.
 
 SCENA XIV
 
 ACHILLE, CLITENNESTRA, IFIGENIA
 
 CLITENNESTRA
 La più misera donna,
 la più dolente madre,
820deh! permetti, o signor, che qui prostesa
 le tue ginocchia abbracci. (S’inginocchia)
 ACHILLE
 Regina...
 CLITENNESTRA
                    Ah! Mi rammenta
 la mia miseria e non la mia grandezza.
 Madre sì sfortunata
825può cadere al tuo piè senza arrossire.
 ACHILLE
 O sorgi o partirò, che non conviene (Clitennestra si leva)
 né al tuo stato né al mio soffrirti in atto
 di soverchia umiltade.
 CLITENNESTRA
 Signor, questa è tua sposa.
830Io per te la educai. Qui a’ tuoi sponsali
 la guidò l’amor mio; ma l’infelice
 qui da barbaro padre è a te rapita;
 e qui l’ha tratta il sol tuo nome a morte.
 Tu la difendi e salva. Ah! Per cotesta
835vincitrice tua destra e per la tua
 immortal genitrice, ancor ten prego;
 il tuo amore le fia
 e padre e sposo e tempio e asilo e nume.
 Se l’abbandoni, è morta Ifigenia.
 ACHILLE
840Non morirà. Meco risparmia i pianti.
 Piangendo offendi e mal conosci Achille.
 IFIGENIA
 (Per mia cagion risse preveggo e mali).
 CLITENNESTRA
 Mi consola il tuo amor. Figlia, rimanti
 qui col tuo sposo. Io corro
845ove il dolor mi chiama, ove il furore.
 Omai cerchi Calcante
 altra vittima al nume; o a piè de l’ara
 vedrà il crudel, vedran le greche squadre
 pria de la figlia oggi cader la madre.
 
850   O vincerò di un perfido, (Ad Ifigenia)
 che a morte ti condanna,
 la legge empia e tiranna;
 o teco io morirò.
 
    Ma se il tuo cor, che freme (Ad Achille)
855di un’ira generosa,
 difenderà la sposa,
 io madre ancor sarò.
 
 SCENA XV
 
 ACHILLE, IFIGENIA
 
 ACHILLE
 A me lagrime e preghi? Ove si tratta
 de la tua vita, o cara,
860ha di stimoli d’uopo il cor di Achille?
 Ma non basta salvarti.
 Già corro a punir l’empio e a vendicarti.
 IFIGENIA
 Deh! Ferma...
 ACHILLE
                             Il re spergiuro
 or tradisce amistà, natura e fede.
865Ma di sì grave oltraggio
 l’empio, il crudel mi renderà ragione;
 e cinto ancor da mille spade e mille
 farà tremarlo il vilipeso Achille.
 IFIGENIA
 Fermati, o dio! se m’ami.
870Quel crudel, quell’iniquo,
 a la cui vita minaccioso insulti,
 qualunque e’ sia, mi è padre.
 ACHILLE
 Tuo carnefice dillo e non tuo padre.
 IFIGENIA
 Padre, sì lo dirò, più di me stessa
875e, al par di Achille, a me diletto e caro.
 ACHILLE
 Ingrata! Ei vuol tua morte, io tua salvezza.
 IFIGENIA
 Se fosse in suo poter tormi al mio fato,
 credi ch’egli alzeria ferro omicida?
 Costretto mi condanna e ne è dolente.
 ACHILLE
880Chi può dar legge a lui sovrano e duce?
 IFIGENIA
 Impone la mia morte il cielo o ’l padre?
 ACHILLE
 Punisce e non comanda il ciel le colpe.
 IFIGENIA
 Profondi, imperscrutabili gli arcani
 son degli dei.
 ACHILLE
                            Se non s’intende il nume,
885perché ti uccide il padre?
 IFIGENIA
 Ubbidisce con fede e ne ha più merto.
 ACHILLE
 Ameresti, o crudel, più la tua vita,
 se più amassi lo sposo.
 IFIGENIA
                                            Amo la vita.
 E l’amo anche di più, dacché la veggo
890sì cara a te.
 ACHILLE
                        Dunque al mio amor si lasci
 la libertà di un generoso colpo.
 IFIGENIA
 Senti; se i giorni miei
 tu salvassi così, ti abborrirei.
 
 SCENA XVI
 
 CLITENNESTRA e li suddetti
 
 CLITENNESTRA
 Signor, senza il tuo amore,
895perduta è Ifigenia. Verran fra poco
 fieri custodi. A me si chiude il tempio;
 e di madre dolente e irata moglie
 al pianto, ai gridi il re si cela e toglie.
 ACHILLE
 Regina, addio. Né a me l’altar vietarsi
900né a me saprà occultarsi il fiero Atride.
 IFIGENIA
 Ah! Madre! Ah sposo!
 CLITENNESTRA
                                           A che lo arresti?
 ACHILLE
                                                                           Invano.
 IFIGENIA
 Deh! Per ultimo dono ancor m’ascolta.
 Signor, veggo il tuo sdegno.
 Conosco il padre. A lui
905non si presenti un irritato amante.
 Parlino a l’amor suo pianti di figlia
 e gemiti di madre.
 Chi sa che non lo tocchi
 giusta pietà?
 ACHILLE
                           Gelosa del comando,
910non conosce pietà l’alma superba.
 CLITENNESTRA
 E codarda paventa i greci armati.
 IFIGENIA
 De l’amore e del sangue udrà le voci.
 CLITENNESTRA
 Ei più non sa d’esser marito e padre.
 IFIGENIA
 Io ’l duro core ammollirò col pianto.
915Qual danno da l’indugio?
 ACHILLE
 Orsù, ti si compiaccia. Itene entrambe.
 Ravvivate in quel core
 la sbandita ragione.
 Sospirate; piangete;
920minacciatelo ancor de l’ira mia.
 Ma, persista o si pieghi,
 sinché a quest’occhi, il giuro, il dì sfaville,
 non morrà Ifigenia.
 Può Calcante mentir ma non Achille.
 
925   Se mai fiero leon vede assalita
 da alpestre cacciator la sua compagna,
 il bosco e la campagna empie fremendo,
 in suon muggendo di pietà e di rabbia.
 
    Sormonta ogni riparo, infrange ogni asta;
930tutto scompiglia e guasta;
 né sa ritrar da la feroce pugna
 l’acuto dente e l’ugna,
 che non la miri insanguinar la sabbia.
 
 SCENA XVII
 
 IFIGENIA e CLITENNESTRA
 
 IFIGENIA
 Sia speranza o virtude, io sento l’alma
935oltre l’uso tranquilla.
 In tal uopo ben presto un cor di padre
 con pietà si consiglia.
 Madre, si speri ancor.
 CLITENNESTRA
                                           Si speri, o figlia.
 IFIGENIA
 
    Verace o menzognera
940ti credo, o lusinghiera mia speranza.
 
    Il raggio tuo sereno,
 se non rimedio al duolo,
 sarà conforto almeno a la costanza.
 
 Siegue il ballo di giardinieri e termina l’atto secondo.